29 novembre 2011

I cani, i gatti... Ma gli esseri umani?

Ha fatto piuttosto scalpore la trasmissione di Rai 1, “Uno mattina”, andata in onda il 12 Novembre intorno alle ore 9 durante la quale in cui una suora missionaria, Laura Girotto, ha espressamente detto che con una scatoletta di cibo per cani si sarebbe potuto sfamare un bambino del terzo mondo.

Sono nati gruppi di protesta su Facebook, innumerevoli discussioni su chat, forum, social network.

Se ne è parlato al bar, davanti a brioche e cappuccino, forse anche a scuola durante l’intervallo.

Il punto è: la suora ha ragione? Può essere vero il fatto che ci si occupa più degli animali che degli esseri umani?

Con questo non si intende dire che gli animali debbano essere maltrattati, anzi. Sono creature adorabili. Cani, gatti, canarini, conigli… Ma non debbono avere maggior attenzione di un bambino che non ha nemmeno l’acqua da bere a causa della siccità.

In televisione e sui media però purtroppo pare sia così. Programmi che parlano dell’amico dell’uomo, dello psicologo (!) che aiuta a comprendere e a gestire i disturbi comportamentali dei nostri compagni di vita, che raccontano di “case di moda” e negozi specializzati per animali “chic” ove poter acquistare cappottini, collarini con strass, cucce di lusso, etc.

Ma gli animali hanno davvero bisogno di tutto ciò? Anzi, per meglio dire: a loro interessa tutto ciò?

Bisogna essere onesti. Ad un cane è sufficiente una cuccia semplice, calda e sufficientemente larga. Qualche passeggiata per la città, da bere, qualche croccantino, un po’ di riso e carne da mangiare e basta. Lui è contento, e ci fa le feste quando ci vede. Perché le sue necessità sono semplici, minime. E’ felice con poco.

Per il gatto è ancor più semplice: mangia meno del cane, non ha bisogno di essere portato a passeggio, probabilmente non gli necessita nemmeno la cuccia dato che adora dormire sui caloriferi, ai piedi del letto dei padroni o sulla televisione. Un po’ di pappa, una cassettina con la sabbia per i bisogni, un ceppo tiragraffi e a sua volta è soddisfatto come il suo amico cane. Certo, ci fa le fusa se ne ha voglia, non sempre, dato che è molto indipendente. Ma per lui va bene così. E’ la sua natura. Anche lui è felice con poco.

Ma un bambino, un bambino… Di tanto, ha bisogno. Come ne abbiamo avuto noi quando eravamo a nostra volta piccoli. Ricordate?

Cibo, cure, attenzioni, affetto, un sorriso. Ma soprattutto ha molto più bisogno, un bisogno vitale, di aver persone attorno a lui che se ne occupino, che parlino di lui, con lui, che gli domandino se sta bene, se ha fame, se è triste, se ha bisogno dell’abbraccio di un adulto che lo ama.

Si vedono immagini sul web a dir poco strazianti. Bambini che hanno gli occhi fuori dalle orbite dalla magrezza, disidratati per una semplice dissenteria che qui in occidente si cura con qualche fermento lattico ma che è tutt’ora mortale per migliaia di bimbi del terzo mondo; bambini costretti a rinfrescarsi con l’urina degli animali perché, povere, piccole creature, non hanno nemmeno l’acqua da bere, figuriamoci per lavarsi il viso.

Perché, quindi, viene spontaneo domandarsi, non ci sono programmi televisivi che parlano di loro? Perché il tg anziché parlare di come far felice il proprio cane (cosa che, come è stata esplicata sopra, è talmente semplice da risultare sciocco parlarne) non apre una rubrica che tratta le emergenze del mondo cercando di risolverle con l’aiuto degli spettatori?

Quanti soldi spendiamo, ha ragione la suora della Rai, in scatolette per cani che tra l’altro dopo qualche anno a causa del troppo cibo devono andare dal dietologo a causa dell’obesità, e quanti pochi soldi invece mandiamo in Somalia, in Ghana, in Etiopia, in Eritrea.

Non è forse ora di cominciare a dare il giusto peso alle cose, di aprire gli occhi, e di aiutare una parte di umanità che sta letteralmente morendo sotto gli occhi di una parte di mondo superficiale ed indifferente?

Meditate gente, meditate.

E soprattutto pensate: fossero i vostri i figli che stanno morendo?

Diamo una carezza al nostro cane, ma facciamo di tutto per salvare la vita ai figli del mondo.

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28 novembre 2011

Può la donna tingere i capelli di nero?

So che è permesso per una donna usare l'henna per colorare i capelli, ma mi domando se si possono usare schiarenti o altri coloranti per capelli sui capelli delle donne.

Sia Lode ad Allah. Allo shaikh Ibn Uthaimeen è stata fatta domanda in proposito e lui ha detto:

Se il capello è tinto di nero il Profeta (pace e benedizioni su di lui) lo ha proibito, quando ha ordinato ad un uomo di cambiare il colore dei suoi capelli bianchi ma di evitare il nero. Egli disse: "Cambia questi capelli bianchi ma evita il nero" (Vedere Sahih Muslim, 5476).

Un severo avvertimento è inoltre stato narrato a colui che lo ha fatto, citando l'hadith del Profeta (pace e benedizioni su di lui): "Ci saranno persone alla fine del tempo che tingeranno i capelli di nero come il gozzo degli uccelli; non sentiranno nemmeno la fragranza del Paradiso" /Narrato da Abu Dawud, 4212; An-Nasa'i, 8/138; classificato come sahih da Al ALbani in Sahih AL Jaami', 8153).

Questo indica che è vietato cambiare i capelli con la tinta nera. Riguardo al cambiarli con diversi colori di tintura il principio di base è che è permesso, a meno che ciò non sia fatto alla maniera delle donne miscredenti o immorali, in tal caso ciò è vietato per questa ragione, perchè il Profeta (pace e benedizioni su di lui) ha detto: "Chiunque imita un popolo è uno di loro" (Narrato da Abu Dawud, 4031; classificato come sahih da Al Albani in Irwa' al Ghalil, 5/109).

Majmoo’ Fataawa wa Rasaa’il Ibn ‘Uthaymeen, 4/121

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26 novembre 2011

Auguri il primo giorno di Muharram (capodanno islamico)?

Qual'è la regola sul fare gli auguri in occasione del nuovo anno Egiriano e nel dire "Kull aam wa antum bi khair" o sul pregare per le benedizioni, o sullo spedire una cartolina con i migliori auguri di benedizioni per il nuovo anno?

Sia lode ad Allah.
Allo shaikh Muhammed Ibn Salih Al Uthaimeen (Allah gli conceda misericordia) venne chiesto: "Qual'è la regola sul felicitarsi con le persone in occasione del nuovo anno Egiriano, e cosa si dovrebbe rispondere ad una persona che offre felicitazioni?".

Lui rispose:

"Se qualcuno si felicita con voi rispondetegli, ma non iniziate voi per primi. Questo è il punto di vista corretto riguardo alla questione. Quindi se una persona vi dice, per esempio "Buon anno", voi potete dire "Possa Allah renderlo per te un anno buono e benedetto". Ma non dovreste iniziare a fare simili auguri, perchè non conosco alcuna trasmissione riguardo al fatto che i salaf (prima generazione dell'Islam) si congratulassero l'uno con l'altro in occasione del nuovo anno, piuttosto i salaf non hanno considerato il primo di Muharram come il primo giorno dell'anno fino al califfato di Umar Ibnu Al Khattab (che Allah sia soddisfatto di lui)".

Lo shaikh Abd Al Karim Al Khudayr ha detto riguardo al felicitarsi in occasione del nuovo anno Egiriano:

"Pregare per un altro musulmano in termini generali, in frasi che non sono intese come rituali in occasioni speciali come il Aid è accettabile, specialmente se ciò che è inteso attraverso questi auguri è amicizia e mostrare un volto amico ad un compagno musulmano. L'imam Ahmed (Allah gli usi misericordia) disse: "Io non inizio a felicitarmi ma se qualcuno si felicita con me io rispondo all'augurio, perchè rispondere al saluto è obbligatorio. Ma essere il primo a farli non è nè sunna nè vietato".

Fonte

25 novembre 2011

25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Comunicato Ucoii.

Contro la violenza sulle donne, seguendo gli insegnamenti del Sacro Corano e l’esempio del Profeta Muhammed (pace e benedizioni su di lui).

Da 1432 anni l’uomo musulmano, nell’obbedienza a Dio e leggendo le parole del migliore fra gli uomini, il Profeta Muhammed (pace e benedizioni su di lui), è conscio del fatto che l’essere umano ha grande valore. Che la vita, l’onore e il rispetto per gli altri sono fondamentali per colui che si ritiene essere un vero

Così come sa che la violenza gratuita, in qualsiasi forma essa venga messa in atto, è SEMPRE sbagliata. Anzi, condannata, perché considerata un grave peccato agli occhi del Creatore.

Ancor di più se chi rischia di esserne vittima è la donna, in quanto il Profeta Muhammed (pbsl) ha insegnato:

Nessuno, tranne il gentiluomo, tratta le donne in modo onorevole e nessuno, tranne l’ignobile, tratta le donne vergognosamente” (At-Tirmidhi)

In occasione di questa giornata durante la quale tutto il mondo si mobilita affinché venga data voce a chi spesso non la ha, l’UCOII e tutti coloro che seguono la Via di Dio si schierano dalla parte della metà del cielo che l’Altissimo ha scelto per avere il nobile ruolo di sicuro ricettacolo per l’umanità intera.

La donna nell’Islam oltre che credente e madre è anche insegnante, consigliera, portatrice di tenerezza e di amore per i suoi figli e per la famiglia intera. Senza di lei l’uomo stesso non potrebbe considerarsi un essere umano completo.

Come il Sacro Corano ha insegnato è fondamentale avere riguardo per la sua persona, per il suo essere moglie e madre, così come lo è amarla e trattarla nella maniera migliore:

Fa parte dei Suoi segni l’aver creato da voi, per voi, delle spose, affinché riposiate presso di loro, e ha stabilito fra voi amore e tenerezza.” (Al Baqara 187)

La donna non è inferiore all’uomo, e non ha colpe ancestrali che deve scontare per il resto della sua vita, in quanto l’Altissimo ha chiaramente detto, riguardo alla vicenda di Adamo ed Eva e del serpente che li traviò, che entrambi ebbero colpa, anzi: addirittura sottolinea nel Libro che fu proprio Adamo a peccare:

Ne mangiarono entrambi e presero coscienza della loro nudità. Iniziarono a coprirsi intrecciando foglie del giardino. Adamo disobbedì al suo Signore e si traviò.” (Ta-Ha 121)

Inoltre il Nobile Profeta Muhammed ci ha ricordato che proprio la metà femminile del mondo è il bene più prezioso che possa esistere in assoluto:

Il mondo intero è una provvigione, e il maggior beneficio di questo mondo è una donna devota.” (Trasmesso da Muslim)

Può quindi il musulmano o l’uomo in genere avere il diritto di maltrattare un essere così onorato e rispettato?

Può quindi rimanere indifferente di fronte alla sofferenza di centinaia, migliaia, milioni di donne, che sono loro sorelle, madri, figlie che quotidianamente vengono picchiate, abusate, torturate e mercificate per scopi ignominiosi e assolutamente ingiusti?

La risposta è no, nel modo più assoluto. Per questo altro non possiamo dire, da credenti e da esseri umani, che dobbiamo ricordarci di lei, ed aiutarla, confortarla, sostenerla in tutti i modi per poter far cessare l’ondata di violenza che è costretta a subire che purtroppo non si ferma. Ricordando inoltre che chi fa soffrire una donna fa soffrire una generazione intera. E di conseguenza tutti coloro che avranno a che fare con essa.

Il miglior modo per iniziare a farlo forse è usando compassione e misericordia verso chi ci chiede aiuto, così come verso chi non ne ha il coraggio, aprendo le porte del nostro cuore per poi aiutare concretamente in tutte le maniere possibili chi fra di loro viene fisicamente o psicologicamente maltrattata.

Dobbiamo sempre tenere a mente le meravigliose e sublimi qualità dell’Altissimo Creatore, che è Ar-Rahman, Ar-Rahiim1, e attingere da esse. Solo in questa maniera potremmo finalmente riuscire a far qualcosa per far cessare le urla di dolore e di disperazione di questa fondamentale parte dell’umanità, ma non solo per una giornata all’anno, ma per una vita intera.

———

1Il Compassionevole, il Misericordioso.

22 novembre 2011

Svelato il segreto antibiotico del miele.

E' una proteina il componente in grado di uccidere i batteri.

ROMA

E' una proteina il componente finora "segreto" contenuto nel miele e capace di uccidere i batteri. La defensina-1, che si trova nel sistema immunitario delle api, è stata scoperta durante uno studio condotto dai ricercatori del Centro Medico Accademico di Amsterdam, che ha chiarito la base molecolare dell’attività antibatterica.

La dolce notizia è stata pubblicata sulla rivista della Federazione delle Società americane di Biologia sperimentale, Faseb journal, dove si anticipano i possibili usi antibiotici: la proteina di origine animale potrebbe un giorno essere usata per trattare ustioni e infezioni della pelle e per sviluppare nuovi farmaci contro le infezioni resistenti agli antibiotici.

«Il miele o suoi componenti isolati - spiega uno degli scienziati - potrebbero essere di grande importanza per la prevenzione e il trattamento di infezioni causate da batteri antibiotico-resistenti». I ricercatori hanno testato in laboratorio l’attività antibatterica di ciascun componente del miele su un gruppo di batteri antibiotico-resistenti, isolandoli selettivamente per determinare il loro contributo antibatterico individuale.

Dall’analisi della defensina-1, gli scienziati hanno concluso che la grande maggioranza delle proprietà antibatteriche del miele proviene proprio da questa proteina. Questa informazione mette in luce anche il funzionamento interno del sistema immunitario delle api, che potrebbe un giorno aiutare gli allevatori a creare api più sane e robuste. «Sappiamo infatti da tempo che il miele può esserci d’aiuto nei mali, ma non sapevamo in che modo», ha commentato il direttore del Faseb Journal, Gerald Weissmann.

Fonte

"Ed il tuo Signore ispirò alle api: “Dimorate nelle
montagne, negli alberi e negli edifici degli uomini.
Cibatevi di tutti i frutti e vivete nei sentieri che vi ha tracciato il vostro
Signore”. Scaturisce dai loro ventri un liquido dai diversi colori, in cui c'è
guarigione per gli uomini. Ecco un segno per gente che riflette."

(Sura An Nahl, le api, versetti 68, 69)

18 novembre 2011

Scombinata poesia...

Certe volte penso che...
Non so cosa pensare.
Ho una grande confusione
che impedisce, e assai, l'azione.
Faccio questo?
No!
Quell'altro.
E alla fine sempre lì resto.
Ma codesta situazione
deve pure terminare.
Tutta questa confusione
prima o poi deve scemare.
Sì, la gente non mi piace
fa soffrire, lamentare
e la voglia di far giace.
Però poi quando ci penso,
che la vita in fondo ha un senso,
di adorare il mio Signore
con il massimo dell'ardore
dell'amore,
del dolore...
Mi vien fuori la pazienza
mi ribolle la coscienza...
Sì, dall'Uomo mi allontano
ma mi avvicino, anche se più sola, al mio Sovrano.
Grazie a Lui che ci ha creato.
Grazie a Lui che ci ha provato.
Grazie a Lui che fa del male
per poterci poi elevare.
Il dolore è un grande aiuto
per capire dove andare
per scremare ciò che è vuoto
da ciò che invece ci permette di volare.

16 novembre 2011

Torino, Palazzo di in-Giustizia.

Triste vedere come, quasi nel 2012 ormai, sia ancora difficile far rispettare i propri diritti e le proprie convinzioni religiose in un paese così “moderno” ed “avanzato” come l’Italia.

Crocevia di popoli e culture dalla Notte dei Tempi, penisola con migliaia di persone che da centinaia di anni vanno e vengono dal Bel Paese lasciando tracce indelebili della loro presenza per l’eternità.

Persone diverse, con le loro specificità, con le loro religioni, con le loro differenze (ricchezze?).

Persone che ancora oggi però faticano a vivere la normalità del quotidiano, costrette ancora ed ancora a dover continuamente giustificare le proprie credenze, se non a rinunciare in prima persona, ad un qualcosa di importante, per non dover snaturare il loro essere più profondo.

Questo è accaduto a Fatima, una giovane tunisina residente a Torino, che da tempo lavora al Palazzo di Giustizia, e che quindi è conosciuta e ritenuta persona degna di fiducia.

Proprio per questo motivo l’episodio risulta essere ancor più grave.

E’ successo nella giornata di ieri, 14 Novembre 2011, che la giovane venisse chiamata per un consulto linguistico riguardo ad un processo ove erano imputati due maghrebini. Una volta entrata nell’aula del Tribunale, il giudice preposto alla causa, anziché focalizzarsi principalmente su ciò che aveva da dire la giovane a riguardo si è interessato al velo sul suo capo – che lasciava perfettamente visibili viso e mani – che lei indossava per seguire un precetto della religione islamica, arrivando addirittura a chiederle di toglierselo pubblicamente.

La ragazza, ligia alla sua religione, ha preferito rinunciare all’incarico uscendo dall’aula.

Il giudice ha giustificato la sua richiesta citando l’articolo 129 del codice di procedura civile, dopo l’abrogazione dell’articolo 434 del codice di procedura penale, che impone di presentarsi al cospetto della corte a capo scoperto. Ci si è dimenticati però che la legge in questione non ha a che fare con questioni religiose ma con mere questioni di buona creanza – non è bene coprire il capo in aula senza motivo perché rappresenterebbe un affronto nei confronti dell’autorità in questione -, e che in passato, più e più volte, sono entrati nelle varie aule di Tribunale suore in divisa con il loro velo, ebrei con il kippah, persone con tumori sottoposti a cure terapiche con il capo coperto da cappelli et similia senza che nessuno abbia mai chiesto loro di scoprirsi.

Non bisogna invece scordare che la Costituzione italiana garantisce la pratica della propria religione:

Art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Purtroppo, in questo caso, lo Stato anziché

rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese

l’ostacolo lo ha posto. Impedendo di fatto ad una giovane onesta di procurarsi un lecito guadagno e costringendola a dover fare una scelta tra due rinunce, mettendola in condizione di dover comunque perdere qualcosa indipendentemente dall’opzione scelta.

Se questa è Giustizia.

(Leggi anche la testimonianza di suor Giuliana:

IO LO PORTO DA CINQUANT'ANNI E NESSUNO MI HA MAI DETTO NULLA)

05 novembre 2011

Auguri!


Il Giorno di Arafa per i non pellegrini.

Della sorella N, Allah la ricompensi...

Bismi ALLAHI ArRahman ArRahim
Assalamu alaikum wa rahmata ALLAH wa barakatHU

Ha detto ALLAH azza wa jalla:

In nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso.
1 Per l'alba,
2 per le dieci notti,

La maggior parte degli ulema concorda sul fatto che le 10 notti siano le notti dei primi dieci giorni di Dhul Hijja.

ALLAH crea ciò che vuole e tra le Sue creature sceglie. E nella Sua volontà ha decretato che questi giorni abbiano un privilegio enorme. Dice alaihi assalatu wa assalam:

“Non vi sono giorni in cui le buone azioni sono più gradite ad ALLAH rispetto a questi 10 giorni (di Dhul Hijja ) (i compagni) chiesero: “O Messaggero di ALLAH neanche il Jihad per ALLAH?” “rispose: neanche il Jihad per ALLAH, tranne che un uomo che è uscito con la sua vita ed i suoi veri e non è ritornato dopo aver perso entrambi

ALLAH stabilito delle azioni per la notte e per il giorno ed il vero credente non può fare a meno di cogliere questi giorni per avvicinarsi ad ALLAH swt

Il servo credente non può fare a meno di impegnarsi nella conoscenza e nella adorazione, per avvicinarsi quanto più possibile ad ALLAH swt.

Il giorno di ARAFA è il nono giorno di Dhul Hijja. Arafa è un luogo molto importante, ma non è sacro. I servi vi adorano ALLAH azza wa Jalla sostandovi il 9° giorno prima di scendere e recarsi a Muzdalifa e andare nel giorno del nahr (11 dhul hijja) a Minà.

Quando diciamo il Giorno di Arafa diamo un’importanza particolare al luogo, indicando il nome del giorno nel luogo della sosta. Il Rasul salla ALLAHU alaihi ua sallam disse: Mi fermai qui e Arafa tutta è il luogo della “sosta”. Disse ancora alaihi assalam “Al Hajju (il Pellegrinaggio) è Arafa!” per indicare con una parte il tutto, perché è uno dei momenti più salienti del Pellegrinaggio e perché chi salta la sosta a Arafa ha perso il Hajj stesso.

E questo è ciò che lega il giorno di Arafa ai pellegrini.

E per i non pellegrini?

Per coloro che guardano i pellegrini a Arafa e anelano: magari fossi con voi, quali ricompense vi ha riservato ALLAH! Coloro che guardano i pellegrini scendere a Muzdalifa, quindi andare a lapidare il diavolo, quindi radersi la testa, in pratica rinascere…. Magari fossimo con voi!

Ma ALLAH swt ci riserva una Misericordia infinita, che ci circonda e ricopre copiosamente.

A partire da chi veramente voleva fare hajj ma ha avuto qualche impedimento (vedi oggi i Palestinesi pellegrini fermati alla frontiera dal simpatico esercito israeliano!) ALLAH ha riservato per la sola intenzione sincera la stessa ricompensa dei pellegrini!

In questo giorno tutti i pellegrini sono concentrati nello stesso luogo, nello stesso orario, tutti con le mani alzate al cielo a chiedere il PERDONO! Ripensando alla montagne degli errori e dei peccati accumulati giorno dopo giorno, chiedendo ad ALLAH di perdonarli e di farci rinascere senza peccati, liberandoci dall’inferno.

È un giorno dedicato completamente dedicato al du’a e al dhikr, il pellegrino prega dohr e asr insieme 2 rikat, 2 rikat, per avere il tempo da dohr a maghreb per ricordare ALLAH e pregare ALLAH.

Ibn Abbas disse: vidi il Rasul salla ALLAHU alaihi ua sallam in piedi il giorno di Arafa con le mani aperte attaccate al petto, nell’atteggiamento del mendicante che prega ALLAH swt. Tanto che aveva in mano le redini con cui teneva la cammella, tanto che quando gli sfuggì di mano, restò con una mano aperta a invocare e con l’altra afferrò il capo, per non perdere neanche un istante!

Questo discorso non vale solo per i pellegrini! NO!

Il Profeta salla ALLAHU alaihi ua sallam ci disse che il digiuno di questo giorno fa espiare i peccati dell’anno precedente e dell’anno seguente. Si può mai perdere un’occasione del genere??? E ALLAHU alam anche la donna che non può digiunare, ma ha intenzione sincera e pura, ma è impedita a farlo, riceve l’ajer di questo giorno! Perché è qualcosa che va oltre alla sua volontà, è stato ALLAH a crearla così.

La Sunna ci insegna che il digiuno di questo giorno è una delle opere che maggiormente avvicina ad ALLAH azza wa Jalla. Il digiuno prevede per chi lo osserva una porta unicamente riservata ad esso in Paradiso!

E tutti i 10 giorni sono tutti giorni particolari per le opere buone come abbiamo visto nel hadith e con amal saleh si intende qualsiasi opera buona a partire ovviamente l’osservazione degli atti obbligatori, quindi: la preghiera comunitaria (specie per gli uomini) silat arrahm (i legami di parentela) la sadaqa, la umra, ecc. tutto ciò rientra sotto il termine alamal assaleh.

Ma un amal saleh accertato sicuramente e raccomandato dal hadith del Rasul salla ALLAHU alaihi ua sallam è il digiuno di questo giorno, che fa espiare i peccati di due anni. Questo è un grandioso incentivo del Profeta salla ALLAHU alaihi ua sallam verso ALLAH jalla wa ‘ala .

Il digiuno è già di per sé una maestosa forma di adorazione, indicato nel Corano nella sua forma fard obbligatoria: “…vi è stato prescritto il digiuno…” e nella sua forma di azione supererogatoria nel hadith quando il Rasul salla ALLAH alaihi ua sallam disse a Mua’z: Vuoi che ti indichi le porte per il bene? Il digiuno è una junna (non so cosa significa), la sadaqa cancella l’errore come l’acqua spegne il fuoco, e la preghiera dell’uomo fino alla notte seguente”

E iniziò con il digiuno. Ed è sunna digiunare 3 giorni al mese, digiunare in giorni particolari come nei mesi sacri, nel giorno di Ashura’, ma è assolutamente accertato nel giorno di Arafa, per i non pellegrini. Perché è un giorno dalle grandissime ricompense ed un giorno in cui il du’a è particolarmente accolto.

È come se il non pellegrino si avvicinasse alla figura del pellegrino nella sottomissione.
La sottomissione del pellegrino è palese: nell’abbigliamento, nella sosta sotto il sole, nell’affidamento ad ALLAH azza wa jalla ed al Suo perdono, il digiuno indebolisce un po’ ed è una forma di esplicitazione della sottomissione.

Se a questa forma di sottomissione si affianca una sottomissione reale, che è la sottomissione del cuore, del celato, l’uomo digiunante che con sincerità si sottomette ad ALLAH conosce e riconosce i suoi grandissimi doni, che non sono esclusivi di coloro che sostano in quel luogo grandioso (Arafa) ma sono elargiti a tutti coloro che li cercano perché ALLAH viene adorato in ogni tempo e in ogni luogo, il Vivente, che mai perirà. ALLAH azza wa jalla ha aperto le porte del Suo bene ai Suoi servitori, e quando disse:
vi aspirino coloro che ne sono degni
intendeva con “vi” una situazione reale in cui aspirare.

Poi a seconda della forza della spinta dei loro cuori, della loro sottomissione le persone si avvicineranno più o meno ai privilegi riservati da ALLAH azza wa jalla

Riportato da Abu Mudaffar Assam’ani un esegeta che facendo du’a diceva: ALLAHUMMA rendi i nostri cuori magazzini per il tuo tawhid (riconoscimento dell’unicità) e rendi le nostre lingue chiavi per il tuo tamjid, e rendi i nostri sentimenti al servizio della tua adorazione. ALLAHUMMA non vi è sicurezza se non nel TUO timore, non vi orgoglio se non la sottomissione a Te. È una du’a hasan.

Ma ci rendiamo davvero conto di questo dono??? ALLAH non priva coloro che non sono riusciti a osservare il pellegrinaggio dei grandi privilegi di questa giornata!

Vediamo dal punto di vista del fiqh dopo aver visto il digiuno di Arafa dal punto di vista della fede.
Capita che alcuni hanno ancora debiti di Ramadan (malattia, ciclo, parto, gravidanza ecc.) : chi ha debiti rimanda il digiuno del debito a dopo il eid, i giorni del tashriq, e digiuna Arafa, senza che i due digiuni siano in contrapposizione perché ha detto “altri giorni” , senza specificare. Quindi chi stringe il campo per le persone dicendo che prima di fare la nafila supererogatoria deve finire il debito non vale in questo caso, e non vale il detto che non si può espletare una nafila prima del recupero dell’obbligo della farida perché proprio Colui che ha previsto la farida ha previsto questa nafila. E Sitna Aisha ALLAH sia soddisfatto di lei diceva: “non recuperavo i miei debiti se non a Sha’aban per il mio rapporto con Rasul ALLAH salla ALLAHU alaihi ua sallam” ed è impossibile che non digiunasse Arafa o altri giorni di nafila come ashura.
Non si può considerare però il digiuno di Arafa come recupero del debito, perché nel momento in cui fai intenzione del recupero del farida non viene considerata la nafila. Allora fai intenzione che il digiuno di Arafa sia digiuno della nafila eccellente di Arafa e lascia il recupero per un altro giorno.


Oltre alla trasmissione anche il ragionamento porta a questa conclusione. Se uno va a Mecca, ad esempio, ma arriva dopo l’imam ha fatto salam e la preghiera è finita, ma c’è la preghiera sul defunto, non possiamo dirgli non pregare sul defunto perché è una nafila prima fai fard, perché la preghiera del defunto è limitata nel tempo, finisce subito, e visto che il tempo della farida è ancora lungo, può fare la preghiera del defunto, quindi dopo aver preso ajer la preghiera sul defunto può fare tranquillamente e in orario la sua preghiera farida. Allo stesso modo il digiuno. Chi non ha terminato il suo debito, ed arriva il giorno previsto limitato a quella data della nafila perché dovrebbe saltarla se il tempo della farida è ancora lungo 10 mesi? Visto che ALLAH azza wa jalla ha detto “ugual numero di altri giorni”
Cmq ci sono ‘ulema che invece sostengono cmq la necessità di recuperare prima la farida e rispettiamo questa opinione.

Il pellegrino non deve digiunare perché deve essere in forze.

È tremendo se pensiamo alla nostra immagine agli occhi di Dio mentre GLI disobbediamo, in particolare il Giorno di Arafa quando dobbiamo sottometterci più che mai! E invece menti, o sparli. Il Giorno in cui l’ajer diventa maestoso, non sminuiamoci! È il giorno in cui maggiormente vengono liberati i colli dall’inferno, è il giorno in cui il shaytan è umiliato, è il giorno in cui ALLAH scende sul cielo terrestre ed accoglie il du’a!

Questo è il giorno in cui il shaytan ha maggiore interesse a tenerci occupati dall’adorazione, perché non vi è giorno in cui Allah libera un maggior numero di anime dal fuoco dell’inferno, che nel giorno di `Arafah.

“Non vi è un giorno in cui Shaytan è visto più umiliato, più respinto, più depresso e più infuriato, che nel giorno di `Arafah, escluso il giorno della Battaglia di Badr.

Impegniamo questo giorno nell’adorazione, non occupiamolo nello shopping del Eid!!!
ALLAH è orgoglioso di noi, davanti agli Angeli che “protestarono” per la creazione di chi avrebbe diffuso la corruzione sulla terra, dice : Guardate i Miei servi, che sono venuti a ME da lontano, impolverati, stanchi per ottenere la Mia misericordia!

Allora digiuniamo con intenzione sincera, stacchiamoci per un giorno dalla dunya per ottenere il perdono ed essere simili con cuore puro e sincero a coloro che stanno a Arafa, chi imita un popolo entra a farne parte! Imitiamo nell’intenzione, nello sforzo, nella preghiera, nella sottomissione, imitiamo i pellegrini!!

Chi cerca la soddisfazione di ALLAH, ricordi che in questo giorno ALLAH è molto vicino. Lui è vicino. Lui si avvicina. Avviciniamoci anche noi! Guai ad essere lontani quando lui si avvicina! Ogni momento viviamolo avidamente nel ricordo nell’invocazione e nella preghiera.

Al fudaiel bin ‘Aiad guardando i pellegrini che invocavano ALLAH piangendo, pentiti, bramanti la Sua misericordia, perché tutti abbiamo bisogno di ALLAH swt, tutti abbiamo bisogno del Suo perdono, Lui che perdona peccati che fanno tremare la terra, disse: se queste persone in questa situazione di sottomissione e richiesta di perdono, si recassero da un uomo ricco a chiedere un dirham non potrebbe fare a meno di darglielo. Cosa dire allora di ALLAH azza wa jalla che dona la Sua misericordia ed il Suo perdono con più facilità del ricco che dona il piccolo dirham.

A Sufian Althauri chiese Ibn Mubarak : secondo te chi tra di noi si trova nella situazione peggiore? Abu Sufian rispose: colui che pensa che ALLAH non gli perdona i peccati.
Già! colui che su Arafa o a casa propria prega ALLAH di perdonarlo, ma pensa che non lo farà si trova nella situazione peggiore! Non conosce affatto il Suo Signore!

Disse il Rasul salla ALLAHU alaihi ua sallam “il miglior du’a è il dua’ del giorno di Arafa e il miglior du’a pronunciato da me e dai profeti prima di me è:
LA ILAHA ILLA ALLAH
UAHDAHU LA SHARIKA LAH
LAHU ALMULK UA LAHU ALHAMD
UA HUA ‘ALA KULLI SHA’IEN QADIR

E non ha specificato per i pellegrini , quindi per tutti è il miglior du’a che si possa fare!!! Bisogna assolutamente farlo! Alcuni dei salaf la ripetevano 5.000 o 8.000 volte!!!!

ALLAH potrebbe far discendere gli angeli proprio per te! Per accogliere i tuoi dua’!
dì LA ILAHA ILLA ALLAH !!!
LA ILAHA ILLA ALLAH UAHDAHU LA SHARIKA LAH LAHU ALMULK UA LAHU ALHAMD
IUHYI UA IUMIT BIYADIHI AL KHAIR UA HUA ‘ALA KULLI SHAI’EN QADIR

Allah swt dice: a colui che si impegna nel dhikr dimenticando di chiedermi, donerò più di quanto donerò ai chiedenti. Perché LUI sa di cosa abbiamo bisogno!!! Non facciamo du’a di labbra senza essere presenti con il cuore!

E ALLAHU a’lam non ci vengono perdonati solo i peccati dei due anni, ma con la nia di essere con coloro con Arafa e ottenere la stessa ricompensa …..

E con il tramonto, tramonta il sole, e inshaALLAH i nostri peccati sono tramontati!

tratta liberamente da
http://www.youtube.com/watch?v=9fFKhrwtif0
https://www.facebook.com/photo.php?v=170670016296093
http://www.youtube.com/watch?v=7xCvdbEMAe4
http://www.youtube.com/watch?v=xpdyyKmEgZY

01 novembre 2011

As salam alaykum, se non avete tanti soldini per acquistare un animale per il sacrificio qui in Italia, a partire da soli 60 euro potete acquistarne uno anche on line tramite Islamic Relief da donare in Somalia o ad un altro paese in difficoltà :) Varrà lo stesso come sacrificio (una fatwa lo ha attestato), e al contempo sfamerete che non ha altro di cui cibarsi che l'amore dei suoi fratelli in Allah...: