13 maggio 2014

A proposito del rapimento delle ragazze nigeriane, e di tutte le altre donne come noi.

Da Associazione Donne e Mamme Musulmane Onlus

Dato che, giustamente, ci hanno chiesto di dire la nostra sulla questione lo facciamo con senso del dovere e di giustizia, che riteniamo fondamentali nella nostra vita di credenti musulmane soprattutto quando ci rivolgiamo pubblicamente a chi non ci conosce.

 Ci preme innanzitutto sottolineare che senza ombra di dubbio condanniamo ciò che sta accandendo alle liceali rapite, alle quali doneremo le nostre preghiere, i nostri pensieri, le nostre speranze affinchè vengano liberate il più presto possibile.

 Oltre ciò è come minimo doveroso dichiarare ad alta voce che l’Islam con tutto ciò NON HA NIENTE A CHE FARE NELLA MANIERA PIU’ ASSOLUTA. L’Islam vieta il rapimento, la tortura, la violenza, la coercizione, l’obbligo di matrimonio e di conversione nei confronti di chiunque, uomini e donne.

 E’ un grave peccato tutto ciò, che non è giustificabile in nessuna maniera e che mai nessun VERO credente musulmano potrebbe mai accettare o tollerare. Proprio di recente autorità religiose islamiche note a livello mondiale hanno condannato quel che sta avvenendo, dichiarandolo come estraneo ai nobili insegnamenti dell’Islam. Si tratta del mufti (autorità che ha titolo per emettere verdetti giuridici) dell’Arabia saudita Abd El Aziz Al Shaikh, che ha dichiarato i componenti del gruppo Boko Haram come dei “deviati” che infangano l’immagine dell’Islam, di Al Ahzar, Egitto, una delle università islamiche e centro religioso fra i più conosciuti e attivi al mondo e di varie altre realtà.

 Detto questo, ci preme però anche ricordare tutte le altre donne che in questo preciso momento a loro volta stanno patendo degli immaginabili soprusi, come le donne siriane, le quali vengono stuprate, torturate, uccise e utilizzate a piacimento come “bottino di guerra” da chi sfrutta la situazione per sfondare il muro della ribellione contro la dittatura di Al Assad.

 E le donne palestinesi, oramai “fuori moda” e quasi dimenticate dai media, che però ogni giorno continuano a lottare per la sopravvivenza loro e dei loro figli in un territorio che giorno dopo giorno viene sottratto loro da sotto i piedi, e in case che da un momento all’altro non si ritrovano avere più.

 E le donne e ragazze musulmane birmane di etnia Rohingya, che vengono stuprate e torturate, discriminate in quanto minoranza e costrette a diventare buddhiste contro la loro volontà, le quali non sono state nè dimenticate nè messe da parte dai media mondiali: non vengono considerate proprio.

 E tutte le altre donne, quelle incarcerate ingiustamente a causa dei loro familiari, allontanate per anni dai loro figli e dai loro cari che pagano per colpe che non hanno, quelle che sono costrette a lavorare fin da bambine, che subiscono il turismo sessuale da parte di ricchi pervertiti perchè povere e disperate, costrette a diventare donne saltando del tutto l’infanzia per poi invecchiare e morire malate, sole e dimenticate da tutti magari già a 40 anni.

 Per poi arrivare qui, nella nostra Italia, dove vediamo donne disperate sui barconi della speranza in cinte, malate, debilitate dalla fatica stremante del viaggio che qualcuno vorrebbe non assistere quando si avvicinano alle coste italiane con il loro povero fagotto contenente i loro pochi averi di una vita e il peso di una vita inenarrabile sulle spalle.

Le campagne anti violenza et similia ben vengano, ma devono essere perpetrate nel tempo e dedicate a tutti coloro che ne hanno bisogno, non è giusto che diventino una moda del momento che poi, finita l’emergenza più eclatante, finiscano nell’oblio di chi ha una vita fortunatamente agiata tra divano, computer e tv.

Questo non sarebbe giusto nemmeno per queste povere studentesse nigeriane che necessitano di vero aiuto e di vera compassione, non di slogan o pietà a tempo determinato.

 L.A.B.