27 aprile 2011

Hai pregato?

Quante volte mi sono sentita ripetere: “Hai pregato?”
Quante volte le persone che mi circondavano mi hanno assillato sull’importanza della preghiera?
E quante volte ancora ho lacrimato perché non sapevo come rivelare che io durante quegli inchini e quelle braccia conserte non sentivo nulla?

Ma i miei genitori, la mia famiglia, il Gmi, mi ricordavano costantemente che era necessario, fondamentale, indispensabile farlo.
L’onestà sta anche nel dirlo e nel riconoscerlo, io spesso non mi alzavo al Fajr, dimenticavo il Dohr, rimandavo il Asr, non badavo al Maghreb e mi coricavo senza fare il Aisha.
Quando sentivo il Adan echeggiare forte dentro casa, alzavo il volume della musica per tramontare il mio senso di colpa.

Quando mia madre insisteva per farmi pregare le facevo credere di averlo già fatto.
Quando ero con i miei compagni fingevo di essere una musulmana perfetta, che adempieva ad ogni suo dovere.
Quando intravedevo il Corano che mi avevano regalato, distoglievo subito lo sguardo certa di aver cose più importanti da fare.

Ma quella calda domenica di fine mese sbocciò in me un inspiegabile volontà che io stessa faticavo a frenare.
Forse era stato un hadith che mi aveva toccata, la lezione di un Sheikh, un versetto che mi aveva fatto riflettere oppure semplicemente la splendida luce di quel giorno che illuminava particolarmente la natura circostante.
Ma quella determinazione mi spinse a iniziare a pregare. Non mi importava se inizialmente mi sarebbero apparsi come gesti freddi e meccanici o se mi sarebbe risultata una semplice prescrizione da seguire, l’avrei fatto.

E per la prima volta mi soffermai su una frase che mi ripeteva sempre mia sorella: “Così come non potresti mai affezionarti a una persona senza frequentarla, così non proverai mai l’emozione della preghiera se non inizi a farla.”
Realizzai a pieno il mio piano e spesso durante la preghiera, inchinata a terra, chiedevo a Dio un piccolo grande favore. Era assurdo, irrazionale, persino presuntuoso ma avevo la possibilità di farlo, quindi perché rinunciare??
Volevo un miracolo, anche piccolo, minimamente percettibile.
Ma lo volevo, a tutti i costi, desideravo un segno che mi spingesse a cercare quella straordinaria serenità che molti ritrovano nella preghiera.
Il tempo trascorreva e io ogni giorno compivo le mie cinque preghiere, imparavo nuove nozioni religiose, rafforzavo la mia fede e nonostante le mie difficoltà mi impegnavo a leggere il sublime Corano.
Piano piano, quasi inconsapevolmente, la preghiera diventò una componente stabile della mia vita. Era naturale, spontanea, ma soprattutto era divenuta un bisogno.

Non un dovere, ma un esigenza. Non una rigido precetto, ma una necessità. Non un abitudine ma la mia dose di tranquillità giornaliera.
Dopo qualche mese, una notte, tremendamente stanca, esitai a chiudere gli occhi pur non avendo ancora pregato; ma ebbi una sorta di spinta che mi costrinse ad alzarmi.
Compii l’abluzione, indossai il tradizionale capo e alzai le mani pronunciando Allahu Akbar.
Fu in quell’istante che mi resi conto del miracolo.
Siamo abituati a pensare che i miracoli siano tangibili, che possano avvenire soltanto nel mondo concreto, che si esprimano con un fenomeno naturale o un avvenimento suggestivo. Ma non è così, pur peccando di presunzione posso dire che il mio miracolo è avvenuto dentro di me: perché impossibile è descrivervi a pieno ciò che provai in quel buio.

Una completa, perfetta ed ardente serenità.
Il miglior momento della mia vita..passato, presente e futuro.
Il breve frammento di un irrealtà che non faceva parte della mia vita.
Una pace interiore, una luce che rischiara.
Avevo trovato quella tanto desiderata serenità, ed era la miglior cosa che mi fosse mai capitata.

Di Sirin Bekdash

15 aprile 2011

Ciao Vittorio, uomo di verità.

In molti conoscevano Vittorio Arrigoni. Forse ancora troppo pochi, visto l’importanza di ciò che lui aveva da dire. Lui era la testimonianza vivente e parlante dei soprusi che quotidianamente avvenivano (e avvengono, e avverranno…) nella striscia di Gaza ai danni della popolazione palestinese.

Sì, perchè lui lì ci viveva. Da anni aveva sposato la causa, scegliendo di stare in mezzo ai civili (che, come lui ci teneva a sottolineare, “sono allo stremo delle forze”) e di aiutarli seguendo i medici nelle azioni più pericolose, facendo da scudo umano per proteggere le ambulanze con dentro i feriti dagli spari dell'esercito israeliano, donando sangue, facendo iniezioni perfino.
Un giovane uomo che aveva fra le mani le armi più potenti in assoluto, la verità e l’onestà.
Sì, perchè proprio per questo è stato ucciso Vittorio. Perchè sapeva, vedeva, e diceva troppe cose giuste.

In questo mondo marcio e corrotto purtroppo il candore delle idee, la forza della giustizia, la cruda violenza della verità terrorizzano i potenti e annoiano i comuni mortali.
Meglio girarsi dall’altra parte e guardarsi una bella puntata del Grande Fratello, che i problemi della “casa” sono molto più interessanti di un uomo che ha lottato con la sua parola e ha donato la sua giovane, brillante e valorosa vita per un ideale vero.
Dormi, mondo, dormi… Non sprecarti a far fatica per il giusto… Non vedi poi che fine si fa? Meglio imparare a nuotare nel liquame piuttosto che faticare per stappare la fogna, no?


14 aprile 2011

Rapito Vittorio Arrigoni.


Vittorio Arrigoni, noto attivista e blogger grandissimo sostenitore della causa palestinese, è stato rapito ieri sera a Gaza, ove risiede da tempo per testimoniare da vicino e gridare al mondo la verità di quel che succede in quella disgraziata terra. Il suo motto, "Stay human", ci spinge a restarlo a nostra volta. Restiamo umani, stiamogli vicino, facciamo di tutto per diffondere la notizia (al momento pochissimo evidenziata dai media) e soprattutto preghiamo affinchè venga liberato da chi vuole tappargli la bocca.

Per saperne di più, leggete Infopal.

Chi vuole può mandare un messaggio ai media o alla Farnesina per mostrare interesse alla sua liberazione.

In attesa del suo ritorno, leggete il suo blog.

05 aprile 2011

Invocazione per scacciare la tristezza.

Riporta Abdu Allah bin Mas3ud radia Allahu 3anhu: disse Rasul Allah salla Allahu 3alaihi ua sallam: non vi è servo che reciti quando è afflitto da preoccupazioni o tristezza:

عَنْ عَبْدِ اللَّهِ بْنِ مَسْعُودٍ رَضِيَ الله عَنْهُ، قَالَ: قَالَ رَسُولُ اللَّهِ صَلَّى اللَّهُ عَلَيْهِ وَسَلَّمَ:"مَا قَالَ عَبْدٌ قَطُّ إِذَا أَصَابَهُ هَمٌّ وَحَزَنٌ اللَّهُمَّ إِنِّي عَبْدُكَ وَابْنُ عَبْدِكَ وَابْنُ أَمَتِكَ نَاصِيَتِي بِيَدِكَ مَاضٍ فِيَّ حُكْمُكَ عَدْلٌ فِيَّ قَضَاؤُكَ أَسْأَلُكَ بِكُلِّ اسْمٍ هُوَ لَكَ سَمَّيْتَ بِهِ نَفْسَكَ أَوْ أَنْزَلْتَهُ فِي كِتَابِكَ أَوْ عَلَّمْتَهُ أَحَدًا مِنْ خَلْقِكَ أَوْ اسْتَأْثَرْتَ بِهِ فِي عِلْمِ الْغَيْبِ عِنْدَكَ أَنْ تَجْعَلَ الْقُرْآنَ رَبِيعَ قَلْبِي وَنُورَ صَدْرِي وَجِلَاءَ حُزْنِي وَذَهَابَ هَمِّي، إِلَّا أَذْهَبَ اللَّهُ عَزَّ وَجَلَّ هَمَّهُ وَأَبْدَلَهُ مَكَانَ حُزْنِهِ فَرَحًا"، قَالُوا: يَا رَسُولَ اللَّهِ يَنْبَغِي لَنَا أَنْ نَتَعَلَّمَ هَؤُلَاءِ الْكَلِمَاتِ؟ قَالَ:"أَجَلْ يَنْبَغِي لِمَنْ سَمِعَهُنَّ أَنْ يَتَعَلَّمَهُنَّ".

"O Allah! Sono il Tuo servitore, figlio del Tuo servitore e della Tua servitrice. il mio destino è nelle Tue mani! i Tuoi giudizi sono equi. Ti chiedo per tutti i nomi che Ti appartengono per mezzo dei Quali Ti sei nominato, che hai rivelato nel Tuo Libro, sia queli che hai insegnato a una delle Tue creature, o la cui conoscenza hai riservato a Te solo nella scienza del ghayb, di fare sì che il Corano sia la primavera del mio cuore e la luce dei miei occhi, che esso dissipi la mia tristezza e scacci la mia pena!"
che Allah non gli faccia sparire la preoccupazione e sostituisca al posto della tristezza la gioia! Dissero: o Rasul Allah, possiamo imparare queste parole? rispose: Certo, può chi le sente impararle."

Riportato da Ahmad, Tabarani, Ibn Abi Shiba, Alhakam, Sahih Muslim e Albani.

Il du'a traslitterato per chi non conosce la lingua araba:

Allahumma innii abduKa wa ibnu abdiKa wa ibnu amatiKa naasiatii biiadiKa maadhin fiia hukmuKa 3adlu fiia qadhauKa asaluKa bikulli ismin Huwa laka sammaita bihi nafsaka au anzaltaHu fii kitabiKa au 3allamtaHu ahaddan min khalqika au asta'tharta bihi fii 3ilmi elghaibi 3indaKa an taj3ala el Qur'aana rabii3a qalbii wa nura sadrii ua jilaa huznii ua dahaaba hammi

Jazaki Allahu khairan dolcissima sorella Noura per la segnalazione...

01 aprile 2011

Sura "Al Kahf", La Caverna. Sottotitoli in italiano.

Abu Sa'id Al-Khudri ha narrato che il Profeta, pace e benedizioni su di lui, disse:

A chiunque reciti la sura Al-Kahf il giorno di venerdì sarà accordata una luce la cui durata è pari a quella che intercorre tra due venerdì.

Riportato da An-Nasa'i e Al-Bayhaqi.