12 marzo 2012

Quando la ummah..

Quando la ummah era guidata dal Profeta Muhammed pbsl era unita, forte, irreprensibile, esemplare.

Se uno dei suoi componenti aveva un momento di tristezza, di difficoltà oggettiva, di malattia o di povertà tutti quanti subito comprendevano le sue necessità e, anche con un solo dattero o un sorriso, gli stavano accanto.

Nei momenti in cui era la terra d'Islam ad essere in pericolo, perchè i nemici esterni l'attaccavano per ridurla sotto il loro potere idolatrico si univa come fosse un sol'uomo, e, assieme, sconfiggeva il nemico con l'aiuto di Allah, con lo stendardo alzato e con il Messaggero in testa.

Quando invece era uno dei suoi (capita, si è umani) ad errare, tutti gli altri compuntamente, nel Nome di Dio, lo sostenevano, lo correggevano, lo convincevano a pentirsi del suo errore e a non commetterlo mai più, ma nella maniera più dolce, più equilibrata, con il maggior tatto possibile.

A volte era necessaria anche la durezza, quando la fede, il paese o gli altri musulmani avrebbero potuto essere danneggiati da un cattivo comportamento. Ma sempre e comunque nella maniera più pietosa, misericordiosa possibile, che era poi seguita dall'indulgenza e dal perdono, e dal pentimento di colui che l'aveva ferita dall'interno perchè in fondo anch'esso era parte della ummah; in un corpo sano talvolta può accadere che un organo si ammali, ma poi curato può guarire, grazie a Dio.

C'era grande povertà a quei tempi, il Profeta pbsl stesso spesso si legava con una cintola delle pietre strette sullo stomaco per non sentire i morsi della fame, ma non c'era disperazione a causa di questo. Perchè tutti sapevano che il loro "risq", la loro provvigione data da Dio l'Altissimo ad ogni essere umano, era già stata destinata, e quindi la ummah sopportava con sottomissione il momento di difficoltà per ambire alla grande gioia eterna del Paradiso. Lo sapevano con certezza, i credenti, che se Lui lo avesse voluto avrebbe dato loro di meglio, sia in questa vita che nell'Altra, per ricompensarli della loro sofferenza.

C'era freddo, anche, talvolta, nella notte del deserto, ma nè il Profeta pbsl nè i Sahaba, i suoi compagni più vicini, Allah sia soddisfatto di loro, si lamentavano quando si alzavano all'alba per compiere le abluzioni con l'acqua gelida del mattino. Anzi: lo facevano con amore, con gioia, con necessità, con ardente e desiderosa attesa del bene che li attendeva facendolo.

Le loro mogli, quelle del Rasul ss e dei Compagni, erano naturalmente pudiche e obbedienti alle Leggi dell'Altissimo. Non si sono fatte nessun tipo di problema quando Allah, gloria a Lui, fece discendere il versetto che parlava dell'obbligo del velo. Anzi: chi tra loro era povera divise in due i suoi abiti e riuscì a trarre dalle loro stoffe due capi per fare in modo di coprirsi integralmente. Non importava loro affatto delle critiche, nè dell'eventuale allonanamento di amici o parenti. Avevano la vicinanza di Dio, e questo bastava loro. Sono anche morte, a causa delle persecuzioni e delle torture da parte degli idolatri, loro parenti perfino, per il loro Islam. La prima martire della ummah infatti fu proprio una donna, Soumaya, Allah sia soddisfatto di lei. Che non volle nascondere nè rinunciare alla sua fede.

Scese il versetto con il divieto del vino, anche. I sahaba presero tutti i loro otri e ne versarono il contenuto per le strade. Senza batter ciglio, senza dire: "Peccato, che spreco di denaro!", senza tentennare. Dio lo voleva, loro obbedivano. Con naturalezza, spontaneità e semplicità.

E facevano del bene, i componenti della ummah, comunque, a tutti, all'amico e al nemico, con la parola e con l'azione, e mai, mai avrebbero tradito un patto o mancato ad una promessa. Il patto e la promessa sono sacri, per l'Islam.

Studiavano, molto, amavano la scienza, amavano il Corano, erano assetati di sapere, di cultura, di religione. Non si perdevano praticamente mai un sermone o una lezione. E non sbadigliavano durante essi, anzi. Erano in ascolto attento, con tutti i sensi pronti alla massima ricezione di ogni perla di sapienza del Messaggio Divino. E in numero sempre maggiore apprendevano a memoria la Parola di Allah con commozione e struggimento.

Avevano un linguaggio pulito, non volgare, consono ad ogni situazione, stavano sempre bene attenti a non essere aggressivi, oppressivi, ineducati, e chiedevano scusa nel caso, loro malgrado, capitasse loro di ferire qualcuno con la parola.

E non rubava, la ummah, non trasgrediva, non commetteva nè fornicazione nè adulterio, nè palesemente nè di nascosto, perchè sapeva che comunque l'Altissimo è l'Onnisapiente e l'Onnisciente. E, anche se avesse avuto la possibilità di celarsi agli altri non lo avrebbe fatto comunque, per troppo amore. Mai avrebbero deluso, i suoi uomini e le sue donne, Colui che amavano più di tutto il resto del creato, mai avrebbero potuto portare sulla coscienza il peso di aver dispiaciuto il Signore dei Mondi.

Quanto è diversa la ummah di adesso.

Forse che i tempi del dajjal stiano arrivando?

10 marzo 2012

Cosa ti manca, sorella?

Cosa ti manca sorella? Di cosa hai paura?

Ti chiamo sorella anche se non hai ancora dato shahada perchè ti sento già, mia sorella.

Perchè vedo il tuo cuore in fiducioso ascolto della parola di Dio, lo vedo trepidante e timoroso in attesa di assorbire ogni regola, ogni Legge, ogni Parola misericodiosa che Egli ha voluto donare a tutta la Sua creazione.

Ti vedo mentre ti commuovi davanti ad un hadith, percepisco che ti spaventi davanti al versetto che parla dell'Inferno, che il tuo cuore esprime profondo biasimo nei confronti di coloro che denigrano il Suo Altissimo Volere.

Ti sento gioire quando un musulmano si tira fuori da una situazione difficile, e star male se soffre. Vedo i tuoi occhi accarezzare i lunghi abiti e i soffici veli che desideri ardentemente possano scendere senza più remore sul tuo capo e mettere nel cassetto smalti e rossetti che ormai ti senti in colpa ad usare.

Ti vedo leggere con partecipazione delle sofferenze dei fratelli e sorelle che vivono nelle zone di guerra, e attivarti per loro in ogni situazione possibile. Così come ti vedo star male perchè ancora dentro di te qualcosa ti frena.

Lo so come ti senti, io ti capisco, io sono stata come te, uguale a te.

Temevo a mia volta gli sguardi delle persone, i loro giudizi, il fatto che pensassero che mi era dato di volta il cervello ad abbracciare una religione che loro pensano sia maschilista e retrograda (FALSO!).

Mi dicevo "Quando metterò il velo mi guarderanno tutti, con che coraggio andrò dai miei familiari per dir loro -No, grazie, non mangio maiale perchè sono musulmana"... Come farò a spiegare alle mie amiche il mio nuovo modo di essere, di vestire, di pensare?"

Ma alla fine mi sono accorta che lo scoglio più grande lo avevo messo io stessa, non gli altri. Ero IO ad essere insicura, ero IO ad aver paura, ero IO ad aver messo i paletti.

E quando ho capito che l'Amore di Dio è più grande ed infinitamente più prezioso di ogni piccolo imbarazzo che avrebbe potuto causarmi il mio nuovo status di musulmana sono andata da Lui...

E nulla è stato più facile...

Tutte le paure pian piano sono svanite, tutti i blocchi mentali abbattuti, tutte le barriere scomparse...

E' diventato naturale spiegare il perchè del velo nell'ormai secondo millennio, il fatto che il maiale no, non si mangia perchè lo ha detto Allah nel Sacro Corano, scegliere un bel cappotto lungo per sentirsi a proprio agio con la propria coscienza perchè ben coperte...

Per quello ti dico, cara sorella, sei tu quella che può, alla velocità di un battito di ciglia, con l'aiuto di Dio far svanire tutto ciò che ti tiene lontana da Lui.

Lui ti ha dato la Luce, afferrala, ora, prima che sia troppo tardi, prima che tu debba pentirtene, prima che l'Angelo della morte colga la tua anima.

Non sappiamo fino a quando resteremo su questo mondo, qualcuno fra i lettori addirittura questa sera stessa potrebbe non esistere più. E a quel punto nulla potrà salvargli l'anima dalla dannazione perenne.

Vai da Lui sorella, subito. Vai da Lui, e sarai serena, felice, forte, appagata come mai sei stata in tutta la tua vita.

Entra nell'Islam, entra nella Luce, raggiungi le tue sorelle che ti amano, e che altro non desiderano che vedere la tua anima accanto alle loro.

Ti aspettiamo a braccia aperte, e Lui è lì, per te, raggiungiLo. Ora.

02 marzo 2012

Victor Hugo canta il Profeta.

“L'anno nuovo dell'egira ”, anno 1850 (circa)


Come se presentisse che la sua ora era vicina,
serio, non faceva più un rimprovero ad alcuna persona;
camminava, rendendo ai passanti il loro saluto;
lo si vedeva invecchiare ogni giorno di più anche se ha avuto
appena venti peli bianchi nella sua barba ancora nera.
Talvolta si fermava a guardare i cammelli bere
rimembrando i tempi in cui fu cammelliere.
Pareva aver visto l'Eden, l'età dell'amore
i tempi passati, l'età da ormai scordare.
Aveva fronte alta, gote imperiali
sopracciglia canute, occhio profondo e diligente
il collo come quello di un' anfora d'argento.
L'aspetto di un Noè che del diluvio conosce il segreto;
Se gli uomini lo consultavano, questo magistrato
lasciava l'uno affermare l'altro ridere e negare
ascoltava in silenzio e per ultimo attendeva di parlare.
La sua bocca era un continuo pregare.
Stringeva al ventre una pietra, poco si occupava di mangiare.
Lui stesso a mungere le pecore pensava,
si sedeva in terra e i suoi vestiti cuciva .
Digiunava più a lungo di altri nei giorni della loro gioventù
nonostante avesse perso la sua forza e giovane non fosse più.
A sessantatré anni una febbre lo colse
e il Corano scritto dalla sua mano rilesse
poi al figlio di Said, lo stendardo, lo rimise
"Ho toccato la mia ultima alba." gli disse.
"Non c'è altro dio che Dio. Lotta per Lui"
aveva questa triste noia, e il suo occhio velato da bui
era quello di una vecchia aquila forzata ad abbandonare la sua aria;
poi andò alla moschea alla sua ora consuetudinaria,
appoggiato ad Alì, seguito dalle genti
e l'intento Sacro si dispiegava ai venti.
Lui pallido ha esclamato, rivolgendosi alla folla:
"Gente! Il giorno si spegne, l'uomo passa e crolla;
la polvere e la notte, siamo noi. Solo Dio è Grande.
Popolo, sono il cieco e sono l'ignorante.
Potrei essere più vile di una bestia immonda, genti!"
Un anziano disse "O capo dei veri credenti
il mondo non appena ha sentito, nella tua parola ha creduto:
una stella è apparsa il giorno in cui sei nato
e tre torri del palazzo di Cosroe sono andate a crollare"
Lui rispose: "Sulla mia morte gli angeli hanno potuto deliberare;
L'Ora arriva. Ascoltate. Se ad uno di voi ho parlato male
o gente, davanti a tutti si può alzare
che mi insulti e che mi oltraggi prima ch'io svanisca;
se ho colpito qualcuno, che questi mi colpisca".
E tranquillo, tendeva ai passanti il suo bastone.
Una vecchia, con la lana di un montone
seduta su una soglia gli gridò: "Che Dio ti assista!"
Sembrava una visione triste avesse vista;
improvvisamente, pensieroso, disse: "Ecco qua,
voi tutti, io sono una Parola nella bocca di Allah;
sono cenere come uomo e fuoco come Profeta
ho integrato di Issa la luce incompleta
io sono la forza, Gesù è la dolcezza.
Il sole sempre ha per precursore dell'alba la grandezza.
Gesù mi ha preceduto, ma non è l'origine.
Annusava una rosa colei da cui è nato, una vergine.
Io, come essere vivente, da voi deve esser ben ricordato
non sono che fango, dai vizi annerito.
Ho subito lo strano approccio di ogni peccato,
la mia carne più che una via di fango oltraggi ha patito
e il mio corpo dal male è interamente disonorato;
o voi tutti, io sarò ben presto divorato
se nel buio solitario di una fossa
ogni errore generare un verme possa.
Figli, rinasce in fondo al freddo sepolcro il dannato
per essere dai vermi di nuovo divorato.
Ogni giorno la sua carne si riformerà fino a che la pena non finirà
aprendo al suo volo, serena, l'immensità.
Figli, io sono il vil campo del sublime conflitto,
tanto l'uomo di sopra quanto l'uomo di sotto
e il male sulla mia bocca talvolta col bene si alterna
come nel deserto la sabbia e la cisterna;
quello che non vuol dire ciò che ha; o credenti!
Ho tenuto testa nell'ombra agli angeli terrificanti,
che l'uomo nelle tenebre vorrebbero nuovamente gettare
a volte, nei miei pugni, le loro braccia funeree mi son trovato a trattenere.
Come Giacobbe, ho la notte, un passo dopo l'altro,
contro qualcuno che non vedevo ho avuto scontro;
ma gli uomini, soprattutto, la mia vita hanno segnato;
su di me il loro odio e la loro invidia hanno gettato
e come sentivo in me la Verità
li ho combattuti, ma senza irascibilità.
e durante la lotta gridavo "Lasciate fare!".
Sono solo, nudo, sanguinante, ferito, questo io stimo migliore;
che tutto gli sia permesso, che mi tutti mi colpissero,
Quand'anche contro di me tutti i miei nemici si infuriassero,
sarebbero, per attaccarmi, in questo stretto cammino,
il sole alla loro sinistra e la luna alla loro destra vicino.
Non mi avrebbero fatto ritirare.
Così dopo per quarant'anni aver dovuto lottare
eccomi arrivare al bordo del fosso profondo,
Allah davanti a me e dietro di me il mondo.
In quanto a voi, che nelle prove mi avete accompagnato
come i greci Hermes e gli ebrei Levi hanno seguito
avete sofferto molto ma l'alba vedrete.
Dopo la notte fredda, dell'alba nascere godrete;
o popolo, non dubitate, Colui che provvede
agli anfratti di Jabal - Kroniga il leone
le perle al mare e al buio gli astri
può ben dare un po' di gioia all'uomo triste.
Ha aggiunto: "Credete, vigilate, la fronte dovete abbassare,
quelli che non sono buoni né cattivi dovranno restare
sul muro che separa l'Eden dalla Voragine,
troppo neri per Dio, troppo bianchi per il crimine;
quasi nessuno da non meritare il castigo è abbastanza puro
pregando, fate in modo che il vostro corpo tocchi completamente il suolo duro;
l'Inferno nel suo fatale mistero non brucerà
quel che la cenere toccato avrà, e il Creatore
a chi bacia la terra oscura aprirà un cielo blu oltremare,
siate santi, siate giusti, siate ospitali;
là Sopra stanno i puri frutti degli alberi agostali,
i cavalli sellati d'oro per ai sette Cieli fuggire,
i carri animati che hanno fulmini in luogo di scudisci per sferzare;
serena, incorruttibile, felice, ogni huri
un chiostro fatto da una perla cava si troverà ad abitare;
Il Jahannam attende il reprobo, sventura!
Avranno delle scarpe di fuoco la cui calura
farà come un calderone le loro teste bollire
il volto degli eletti sarà fiero, atto ad affascinare."
Dando ascolto alla speranza si fermò,
poi proseguendo il suo cammino a passi lenti, ricominciò:
"O viventi! Ripeto a tutti: ecco l'Ora in cui mi nasconderò
in un'altra dimora, dunque affrettatevi.
Ci vuole, è giunta l'ora che io sia denunciato da quelli che mi hanno conosciuto.
e se ho dei torti che in faccia mi sia sputato!"
La folla si disperse, muta, dopo ch'egli fu passato.
La barba al pozzo di Abufleia si lavò ,
un uomo reclamò tre dirham , che egli pagò
dicendo: "Meglio pagare qui che nella tomba!"
L'occhio del popolo era dolce come un occhio di colomba.
Guardando questo uomo, il suo appoggio, lui, l'eletto
quando tornò da Lui pianse il popolo, tutto.
Tanti lì senza chiudere occhio rimasero
e la notte sdraiati su una pietra trascorsero.
La mattina dopo, vedendo l'alba venire
ad Abu Bakr disse: "Non mi posso alzare,
tu va a prendere il Libro, fate la preghiera" sua moglie Aisha indietro si volle tenere;
quando Abu Bakr leggeva lei ascoltava,
e spesso, a voce bassa, il versetto finiva;
e piangendo, pregò in questa maniera.
E l'Angelo della Morte alla porta, verso sera
si manifestò chiedendo il permesso di entrare
"Che entri", il suo sguardo illuminarsi si poté vedere
della stessa luce come il giorno della sua venuta al mondo.
"Dio desidera la tua presenza" ecco ciò che l'Angelo stava dicendo.
"Bene", disse, gli corse sulle tempie un sussulto
un soffio aprì il suo labbro e Muhammed è morto.