27 marzo 2011

Non c’è notte che all’alba
non ceda alla luce, obbediente,
non c’è pena che alfin
non si sciolga, nel cuore fervente.
La speranza è costante splendente
...che in Allah non c’è delusione
per il servo paziente,
né amarezza per nessun credente.

di Hamza Roberto Piccardo

15 marzo 2011

Siamo pronti?

 




Ogni giorno di più ho la sensazione che il mondo stia lì lì per finire. Al telegiornale non si sente parlar d'altro che di guerre, catastrofi naturali, stragi, omicidi efferati, perversioni sempre più spinte all'eccesso e di episodi che denotano una mancanza totale di qualsiasi tipo di valore morale.

E mi tornano sempre più spesso alla mente i segni del Giorno del Giudizio che il nostro Profeta Muhammed (pace e benedizioni su lui) ci ha lasciato:

Non verrà l'Ora fino a quando


-due grandi gruppi non si combatteranno tra di loro, il loro invito sarà unico;


-fino a quando appariranno circa trenta Dajjal bugiardi, ed ognuno di loro affermerà di essere il Messaggero di Allah;


-fino a quando la conoscenza [religiosa] non sarà morta;


-fino a quando non aumenteranno i terremoti;


-fino a quando il tempo non passerà in fretta;


-fino a quando appariranno le afflizioni [fitan];


-fino a quando non aumenterà al-harj, cioè l'omicidio;


-fino a quando per voi le ricchezze non saranno in abbondanza, tanto che il ricco sarà preoccupato che nessuno accetterà la sua sadaqa (elemosina), e quando la offrirà, quello al quale è stata offerta dirà: "Non ne ho bisogno";


-fino a quando le persone competeranno nel costruire palazzi sempre più alti;


-fino a quando un uomo passerà davanti ad una tomba e dirà: "Potessi essere al suo posto";


-fino a quando il sole non sorgerà ad occidente. Allora quando sorgerà la gente lo vedrà e crederanno tutti ma quello sarà il momento in cui all'anima non servirà a nulla la fede, se non aveva creduto prima o non abbia acquisito un merito nella sua fede...

(Bukhari 7121).

Certo, fa pensare tutto ciò. Soprattutto al fatto che questi segni si stanno palesando ai nostri occhi oramai ogni giorno. Ci sono altri segni premonitori, i quali sono ancor più terrificanti, perchè sono così evidenti che nemmeno il più infimo bugiardo e peccatore può negare di vedere:

-la scomparsa della dottrina religiosa, il dilagare dell’ignoranza,


-l’eccesso di fornicazione, il consumo abbondante di bevande alcoliche,


-un altissimo tasso di femminilizzazione della popolazione mondiale,


-le promesse non saranno più mantenute, il governo sarà messo nelle mani di incapaci, la scienza sarà acquistata per fini diversi da quelli religiosi,


-l’uomo obbedirà a sua moglie e tratterà male sua madre e preferirà


-un estraneo a suo padre, nelle moschee si alzeranno le voci,


-il potere sarà nelle mani dei perversi ed il più spregevole membro di un popolo, ne sarà la guida,


-l’uomo sarà onorato per il male che farà,


-appariranno canzonettiste e strumenti a corda


-e vini di ogni tipo saranno consumati con abbondanti libagioni.


-La tirannia e l’oppressione regneranno ovunque, nonostante la lotta ininterrotta di un pugno di Musulmani per l’affermazione della verità e della giustizia.

(Fonte)

Per questo penso e mi domando: siamo davvero pronti, noi umma, ad affrontare tutto ciò? Siamo davvero nella condizione ideale che ci permetterebbe di incontrare il nostro Signore senza timore di meritare l'Eterna Punizione? Personalmente non credo, e voglio rimediare. C'è ancora tempo, fratelli e sorelle, vero, ma non si sa quanto. Perciò chi non prega inizi a pregare, chi non è generoso cominci ad esserlo, chi non indossa l'hijab lo faccia, chi si comporta male con il vicino smetta, chi predica il bene e poi non vi si conforma palesemente cambi comportamento, chi è superbo e vanaglorioso impari e metta in pratica la modestia, chi è arrogante sia gentile...

Ognuno di noi ha uno o più difetti, grandi o piccoli, da eliminare, così come delle buone qualità da sviluppare per far sì che il piatto della Bilancia delle buone azioni sia davvero più pesante rispetto a quello delle cattive, ed è ora che cominci a lavorare, seriamente, su sè stesso a questo proposito.

Non sprechiamo le nostre vite, non perdiamo il nostro tempo con ciò che è inutile, dannoso, vuoto.

Lasciamo andare il superfluo, e cominciamo col prendere in mano il Sacro Corano più spesso. Impariamo da esso, mettiamo in pratica tutto ciò che vi è scritto, ogni giorno in maniera sempre più profonda e devota.

Rendiamo il nostro tempo prezioso, proficuo, ricco di emozioni e di sentimenti veri, puri e utili alla futura Visione del Volto del Nostro Altissimo Signore, inshaLlah.

Purifichiamo la nostra Anima, rendiamola degna di Lui.

Non si sa quando arriverà l'Ora, potrebbe essere imminente, cominciamo quindi col preparare l'Abito più Bello per presentarci al Suo cospetto.

Che Allah l'Altissimo ci permetta di essere tra i Compagni della Destra, amin.



10 marzo 2011

Il corpo delle donne. Musulmane.

Io non posso lavorare.

Non è che non voglio, proprio non posso. Non posso perchè non c’è lavoro, c’è crisi, perchè i lavori che vengono proposti in giro o sono a provvigione quindi non garantiscono la certezza di nemmeno un minimo stipendio o sono talmente sottopagati che si rischia, tra guadagno e spese di trasporto, di avere un bilancio alla pari. Di conseguenza il gioco non vale la candela.

E questo potrebbe essere un discorso che vale per migliaia di donne.

Per me però, per noi, c’è un “handicap” in più.

Mi è capitato più volte di andare a colloqui di lavoro con un curriculum di tutto rispetto (parlo di lavori diciamo non d’èlite ma comunque dignitosi), attestante anni di esperienza e con un bagaglio di referenze positive che sarebbero state fornite dai precedenti datori di lavoro, ma del quale non è stato tenuto conto.

Ho anche parecchie capacità, ho un’ottima padronanza del pc, volendo sono in grado di costruire piccoli siti internet e di gestirli, so (credo) scribacchiare, ma non provo nemmeno ad osare di presentarmi in un qualsivoglia ufficio per eventuali candidature.

Perchè?

Perchè sono italiana ma musulmana, e, peggio, velata.

Io non posso togliere il velo, non perchè mi venga impedito da chissà chi, ma semplicemente perchè se lo facessi mi sentirei fortemente in colpa verso Dio, andando contro tutti i miei principi e ciò in cui credo, gettando alle ortiche quanto di più grande per me esiste.

Non è testardaggine, la mia, semplice fede.

In parole povere, non posso lavorare perchè vengo discriminata a causa della mia fede religiosa. In questi ultimi anni, ho tenuto vari colloqui, e la domanda principale che mi è stata fatta, ripeto, per semplici lavori come operaia è stata: “Ma toglierebbe il velo sul lavoro?” Alla mia risposta negativa con relative spiegazioni del caso (ho già lavorato in passato con il velo, non mi crea nessun fastidio, non inficia le mie capacità, etc.), i volti dei possibili datori di lavoro cambiavano espressione, addirittura una titolare di un’impresa di pulizie una volta mi ha detto: “Ma magari i vecchietti vedendola si potrebbero spaventare!”… Una addetta al personale di una grande catena di alberghi invece mi ha detto che sul lavoro per loro “è fondamentale” non avere il velo… Bah. Che dire? Meglio lasciare a voi che leggete, i commenti. I miei sarebbero scontati.

Ritengo poi sia ancora più ingiusto che questo avvenga qui, nell’Italia delle quote rosa, delle Pari Opportunità garantite, della grande Festa della Donna, dove ogni anno, puntualmente, intorno all’ 8 Marzo si possono leggere sui giornali e sentire alla tv frasi del tipo:

un giorno di celebrazione per le conquiste sociali

8 marzo un giorno importante che vuole ricordare non solo le conquiste sociali e politiche ma anche le tante discriminazioni che purtroppo ancora oggi le donne subiscono in diverse parti del mondo

A maggior ragione questa data deve essere un modo per rivalutare la figura della donna

Frasi quantomeno ipocrite, ai miei occhi.

Fa inoltre tanto parlare in questi giorni il documentario “Il corpo delle donne” che, a onor del vero, non ho ancora avuto occasione di visionare cosa che però mi riprometto di fare presto, il quale, leggendo articoli che ne parlano qui e là, mi pare di aver capito stigmatizzi lo scorretto uso che giornali e tv fanno della figura femminile, sfruttandone la sua esteriorità e la sua bellezza per vendere di più. Insomma, condanna una sorta di mercificazione della dignità femminile. Ok, ci sto, sono d’accordo, è ingiusto far ciò (è ingiusto però perfino che la donna in questione lo permetta, consentitemi la sottolineatura… Se ci sono foto osè utilizzate per vendere auto, di certo qualche fanciulla che si è fatta fotografare in tal modo per lo scopo c’è stata. Chi è causa del suo mal, etc. etc. …), ma non lo è altrettanto rifiutare un lavoro ad una persona titolata solamente perchè indossa un velo? Non è anche questo un modo di considerare la donna come un involucro senza contenuti? Che cosa toglie un semplice foulard ad un datore di lavoro? Forse la donna velata lavora meno bene? Diminuisce forse il prestigio di un determinato luogo un quadrato di stoffa sulla testa?

In un mondo dove le prostitute – perfino minorenni – vengono chiamate con il raffinato aggettivo “escort” e sdoganate come facce di una realtà oramai “normale” e accettabile mi chiedo: perchè questo invece con la donna musulmana coperta, pudica, devota ma comunque capace ed intelligente nonchè spesso titolata non avviene?

Forse perchè in fin dei conti in questa moderna Italia della dignità della donna in sè non frega un accidente di niente?

Non facciamoli, allora, stì documentari, sono mera ipocrisia.

E per gentilezza, quando si parla di pari opportunità, ci si ricordi anche di noi. Siamo musulmane, con “e” finale, donne, a nostra volta.

E Dio Solo sa quanto valiamo e quanto siamo dignitose.

Plauso infine a chi ha saputo andare davvero oltre l’apparenza. Ci sono, grazie a Dio, teste pensanti. Una grande catena di hotel, Mercure Artis, nel riminese ha assunto come stagista una giovane studentessa di un istituto alberghiero che può in questo modo completare il suo percorso scolastico, musulmana e velata, che era stata rifiutata da un altro grande albergo per i motivi di cui sopra, dichiarando: “Una ragazza con il velo non può assolutamente arrecare danno all’immagine. Anzi, rappresenta un valore aggiunto per la nostra catena. Anche perché all’estero è un fatto normalissimo. Come albergo noi previlegiamo la diversità“.



L’hijab facente parte della divisa ufficiale svedese per le dipendenti Ikea. Ah, bel paese…