10 marzo 2011

Il corpo delle donne. Musulmane.

Io non posso lavorare.

Non è che non voglio, proprio non posso. Non posso perchè non c’è lavoro, c’è crisi, perchè i lavori che vengono proposti in giro o sono a provvigione quindi non garantiscono la certezza di nemmeno un minimo stipendio o sono talmente sottopagati che si rischia, tra guadagno e spese di trasporto, di avere un bilancio alla pari. Di conseguenza il gioco non vale la candela.

E questo potrebbe essere un discorso che vale per migliaia di donne.

Per me però, per noi, c’è un “handicap” in più.

Mi è capitato più volte di andare a colloqui di lavoro con un curriculum di tutto rispetto (parlo di lavori diciamo non d’èlite ma comunque dignitosi), attestante anni di esperienza e con un bagaglio di referenze positive che sarebbero state fornite dai precedenti datori di lavoro, ma del quale non è stato tenuto conto.

Ho anche parecchie capacità, ho un’ottima padronanza del pc, volendo sono in grado di costruire piccoli siti internet e di gestirli, so (credo) scribacchiare, ma non provo nemmeno ad osare di presentarmi in un qualsivoglia ufficio per eventuali candidature.

Perchè?

Perchè sono italiana ma musulmana, e, peggio, velata.

Io non posso togliere il velo, non perchè mi venga impedito da chissà chi, ma semplicemente perchè se lo facessi mi sentirei fortemente in colpa verso Dio, andando contro tutti i miei principi e ciò in cui credo, gettando alle ortiche quanto di più grande per me esiste.

Non è testardaggine, la mia, semplice fede.

In parole povere, non posso lavorare perchè vengo discriminata a causa della mia fede religiosa. In questi ultimi anni, ho tenuto vari colloqui, e la domanda principale che mi è stata fatta, ripeto, per semplici lavori come operaia è stata: “Ma toglierebbe il velo sul lavoro?” Alla mia risposta negativa con relative spiegazioni del caso (ho già lavorato in passato con il velo, non mi crea nessun fastidio, non inficia le mie capacità, etc.), i volti dei possibili datori di lavoro cambiavano espressione, addirittura una titolare di un’impresa di pulizie una volta mi ha detto: “Ma magari i vecchietti vedendola si potrebbero spaventare!”… Una addetta al personale di una grande catena di alberghi invece mi ha detto che sul lavoro per loro “è fondamentale” non avere il velo… Bah. Che dire? Meglio lasciare a voi che leggete, i commenti. I miei sarebbero scontati.

Ritengo poi sia ancora più ingiusto che questo avvenga qui, nell’Italia delle quote rosa, delle Pari Opportunità garantite, della grande Festa della Donna, dove ogni anno, puntualmente, intorno all’ 8 Marzo si possono leggere sui giornali e sentire alla tv frasi del tipo:

un giorno di celebrazione per le conquiste sociali

8 marzo un giorno importante che vuole ricordare non solo le conquiste sociali e politiche ma anche le tante discriminazioni che purtroppo ancora oggi le donne subiscono in diverse parti del mondo

A maggior ragione questa data deve essere un modo per rivalutare la figura della donna

Frasi quantomeno ipocrite, ai miei occhi.

Fa inoltre tanto parlare in questi giorni il documentario “Il corpo delle donne” che, a onor del vero, non ho ancora avuto occasione di visionare cosa che però mi riprometto di fare presto, il quale, leggendo articoli che ne parlano qui e là, mi pare di aver capito stigmatizzi lo scorretto uso che giornali e tv fanno della figura femminile, sfruttandone la sua esteriorità e la sua bellezza per vendere di più. Insomma, condanna una sorta di mercificazione della dignità femminile. Ok, ci sto, sono d’accordo, è ingiusto far ciò (è ingiusto però perfino che la donna in questione lo permetta, consentitemi la sottolineatura… Se ci sono foto osè utilizzate per vendere auto, di certo qualche fanciulla che si è fatta fotografare in tal modo per lo scopo c’è stata. Chi è causa del suo mal, etc. etc. …), ma non lo è altrettanto rifiutare un lavoro ad una persona titolata solamente perchè indossa un velo? Non è anche questo un modo di considerare la donna come un involucro senza contenuti? Che cosa toglie un semplice foulard ad un datore di lavoro? Forse la donna velata lavora meno bene? Diminuisce forse il prestigio di un determinato luogo un quadrato di stoffa sulla testa?

In un mondo dove le prostitute – perfino minorenni – vengono chiamate con il raffinato aggettivo “escort” e sdoganate come facce di una realtà oramai “normale” e accettabile mi chiedo: perchè questo invece con la donna musulmana coperta, pudica, devota ma comunque capace ed intelligente nonchè spesso titolata non avviene?

Forse perchè in fin dei conti in questa moderna Italia della dignità della donna in sè non frega un accidente di niente?

Non facciamoli, allora, stì documentari, sono mera ipocrisia.

E per gentilezza, quando si parla di pari opportunità, ci si ricordi anche di noi. Siamo musulmane, con “e” finale, donne, a nostra volta.

E Dio Solo sa quanto valiamo e quanto siamo dignitose.

Plauso infine a chi ha saputo andare davvero oltre l’apparenza. Ci sono, grazie a Dio, teste pensanti. Una grande catena di hotel, Mercure Artis, nel riminese ha assunto come stagista una giovane studentessa di un istituto alberghiero che può in questo modo completare il suo percorso scolastico, musulmana e velata, che era stata rifiutata da un altro grande albergo per i motivi di cui sopra, dichiarando: “Una ragazza con il velo non può assolutamente arrecare danno all’immagine. Anzi, rappresenta un valore aggiunto per la nostra catena. Anche perché all’estero è un fatto normalissimo. Come albergo noi previlegiamo la diversità“.



L’hijab facente parte della divisa ufficiale svedese per le dipendenti Ikea. Ah, bel paese…

  

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Aleikum salam
Bellissimo pensiero, sorella sono con te.

Quella di Ikea è spettacolare...


Amatullah

Muslima ha detto...

Alaykum salam sorella, immagino tu condivida la battaglia... Siamo tutti nella stessa barca.

Un bacino alla piccola... Serva di Allah :)

Salam alaykum

Afnan ha detto...

Ma si ..ma infatti sembra proprio che sto pezzo di stoffa abbia un potere disarmante. Sai cosa penso? Penso che le persone siano messe in soggezione dal hijab, perchè indossandolo alla fine il messaggio che arriva è a dir poco dirompente: a me non importa, e di conseguenza non mi sottometto, di nessun essere umano, mi sottometto solo a Dio l'Altissimo. In questi tempi di servilismo puro e di sottomissione anche per cose futili, non diamo abbastanza garanzie di soggiogazione silenziosa.
Questo lo dico perchè se il datore di lavoro avesse il coraggio di assumerci, si, il coraggio, tutto il resto poi andrebbe in secondo piano. Già provata l'esperienza di trovarmi ad un meeting di lavoro in una grande industria italiana e a parte lo stupore iniziale poi nessuno ha mai fatto caso allo scampolo sopra la testa ma solo a quello che c'era dentro!
Perchè erano convinti che dentro ci fosse qualcosa ahahahahahhahh, ok la battuta finale non ci sta eh!? ihihi ;O)
Sis comunque preparati inshallah, ho sentito Aisha pazza oggi e quel pezzo di stoffa inshallah diventerà il nostro lasciapassare, compreso anche quello che ci è avvolto dentro :O))
Assalamualeikum wa rahma

lettriceaccanita ha detto...

Gentile Aisha,

io vivo in Germania, anche qui le lavoratrici in hijab sono perfettamente accettate ed integrate.
Ho lasciato l´Italia proprio per l´impossibilita´ di trovare un lavoro appena appena decente.
Ricordo anni fa, mi ero candidata per un dottorato e il titolare della cattedra sogghignando mi disse che ero "troppo seria" per quell´incarico. Venne scelta una tipa piu´ spigliata e disinibita.

In un paese come l´Italia e´ difficile far valere la propria intelligenza, a maggior ragione se si e´ donna.
Il suo sito e´ molto interessante!

Muslima ha detto...

Salam alaykum

Affy, dici bene... Sai, parlavo con una persona molto in gamba tempo fa, un vero credente, il quale mi ha detto più o meno le stesse cose. Ovvero: perfino chi ha il "potere" ha paura del musulmano con la M maiuscola perchè non è corruttibile in alcuna maniera... Puoi offrirgli quello che vuoi ma non accetterà mai compromessi, alhamduliLlah. Dobbiamo essere fieri e riconoscenti all'Altissimo per la nostra forza...

Accanita lettrice (spero anche di questo blog :D) lieta di conoscerti... Non posso far altro che concordare con te. Soprattutto ultimamente poi, con la classe politica che ci ritroviamo, in tema di valori e dignità femminile qui in Italia stiamo cadendo sempre più giù, in un pozzo che pare essere senza fondo... E che schifo, aggiungo...

Aisha

Amatullah Maria ha detto...

As-salamo aleikom.

Sorellina, non ero io la Amatullah di cui sopra, ma ne condivido il messaggio. Grazie per i baci che mandi sempre alla piccola. Dirti che li ricambio tutti mi sembra poco....

Ikea: ma io sono anni che dico che voglio andà a lavorà in Svezia!!!! :D

Muslima ha detto...

Salam alaykum sorella, hahaha! C'è scappato l'equivoco :D

Sorry, però i bacini da una mamma ad una sorellina piccina piccina non li ritiro, nè??

Ah comunque alhamduliLlah strano ma vero buone nuove: mi sa che un lavoretto sono riuscita a trovarlo (ovviamente in un posto non nuovo, ma dove ho lavorato in precedenza, quindi il succo dell'articolo resta...)!

As salam alaykum wa rahmatuLlah!

Anonimo ha detto...

Entro in punta di piedi in questo blog che ho scoperto per caso e mi ha incuriosito.
Trovo interessante il punto di vista del blog (e di chi lo tiene), anche se non ne condivido diversi aspetti. Personalmente non sono credente - si potrebbe dire che sono ateo - e a fatica accetto di subire condizionamenti (come in Italia fa abitualmente la Chiesa Cattolica) da chi semplicemente la pensa in altri modi. Ritengo pero' che la fede religiosa, se sostenuta da "ragionevolezza" e senso civico, possa anche svolgere un ruolo positivo. Se unisce, per esempio, e non divide.
Mi sia permesso un commento in merito al documentario "Il corpo delle donne": e' vero che tutte le donne che hanno "offerto" il proprio corpo a scopo pubblicitario, per esempio, lo hanno fatto liberamente, ma la liberta' non e' mai assoluta, si inscrive nella societa' e nella cultura in cui si vive. Per questo e' bene che tutte le "battaglie culturali" si facciano, come fa ad esempio questo blog.
Il pensiero ed il confronto fanno sempre bene.
MarcoS

Muslima ha detto...

Ciao MarcoS, scusami tanto se non ho pubblicato subito il tuo commento, Blogger lo ha segnalato come spam e lo ha cacciato nella relativa cartella, proprio non l'avevo visto... :/

Interessante il tuo pensiero, vero è infatti che la società gioca un ruolo a dir poco fondamentale nella formazione delle idee. Tranne nei casi in cui l'individuo, anche grazie alla fede, permettimelo, è così forte da non lasciarsi trascinare dal pensiero comune.

Spero tornerai a leggermi, e non entrando in punta di piedi ma camminando normalmente, la porta è aperta :)

Aisha

Anonimo ha detto...

Mi fa molto piacere poter scambiare idee con chi ne ha anche di molto diverse dalle mie. Ti ringrazio per l'ospitalità e ti ringrazio per il contributo che dai. In Italia credo che siamo molto molto indietro nella conoscenza e accettazione della cultura (le culture?) islamica.
Credo che politicamente questo progresso passi per una autentica laicità pubblica, ma sul piano culturale ed umano è necessario imparare a conoscere e rispettare le PERSONE, indipendentemente da etnia, religione, idee.
MarcoS

Muslima ha detto...

Figurati, è un dovere e un piacere... Uno degli scopi di questo blog è proprio quello di parlare con chi è differente da me.

Culture, sì, islamiche, ma religione una...

A presto ;)

Aisha

Anonimo ha detto...

As salamu alaikum. Quando ho messi il velo sono cambiate molte cose nella mia vita. Ho perso amici che credevo veri, ma ho trovato molto di più. Ora sono moglie e mamma felice e non tornerei mai indietro. Un saluto alle care amiche di questo blog. Amirzia

Muslima ha detto...

Salam alaykum Amina Marzia, ma... Ci siamo perse qualcosa?? Sei diventata Mamma?? MashaLlah! Dai, raccontaci qualcosa di più! Che bello, auguri!!